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Hiromi cake

Mercoledì 20 novembre 2019 ha aperto in Viale Cogni Zugna 52 la pasticceria giapponese Hiromi cake. Dopo il più che comprovato successo che questo stile di pasticceria ha avuto in città europee quali Londra, Parigi e Berlino, le ricette dolciarie del Sol Levante arrivano anche a Milano, la città dove una realtà simile mancava più che mai.


Hiromi cake nasce da una idea di Machiko Okazaki. Dopo avere avviato brillantemente due ristoranti nella capitale, nell’autunno del 2018 ha aperto la sua prima pasticceria giapponese in Italia (sempre a Roma) insieme alla collega Mitsuko Taeki e altre pastry chef del Sol Levante. Quest’ultima è la capo-pasticcere. Ha iniziato a lavorare giovanissima presso il più importante ristorante francese a Tokyo, Taillevent-Rebouchon, diventando in poco tempo vice-direttore. Desiderosa di fare esperienza, viaggia a Parigi e Montecarlo prima di arrivare a Roma, dove lavora sia come sushiwoman in più ristoranti, sia come insegnante di cucina e pasticceria giapponese. Le sue abilità sono molto apprezzate, tanto che l’Ambasciata giapponese la incarica di realizzare i dolci dei pranzi ufficiali (il fratello dell’imperatore, tra l’altro, ha espresso gradimento nei confronti delle sue creazioni dolciarie). L’idea che sta alla base del nome è il ricordo di infanzia della signora Mitsuko: quando era piccola e abitava ad Osaka, andava tutti i giorni alla pasticceria sotto casa, gestita da una anziana signora chiamata Hiromi che le regalava sempre un dolcetto. Grazie agli imprenditori Lorenzo Ferraboschi e Mariko Takashima, Hiromi cake diventa una solida realtà a Roma e adesso anche a Milano.


Hiromi cake si approccia alla pasticceria in maniera tradizionale: si cerca di lavorare a mano quasi tutte le materie prime, cercando di limitare quanto più possibile l’impiego di macchinari. Così come in Giappone, i dolci contengono inoltre un basso contenuto di zuccheri e grassi, risultando molto più leggeri rispetto a quelli realizzati in Occidente. L’offerta proposta si compone di una serie di dolciumi riguardanti la pasticceria wagashi, tipicamente giapponese, e quella yogashi, che riguarda le ricette occidentali reinterpretate secondo i criteri del Sol Levante. Quest’ultimo stile di pasticceria persegue la filosofia kaizen, cioè di miglioramento continuo. Tra i molti dolci presenti, vi sono tiramisù al tè verde, yuzu tarte, mousse al cioccolato Valrhona 64% con zenzero e nocciole, cheesecake al mango ma anche mochi (fino a cinque tipi diversi di farciture) e dorayaki (in quattro versioni). Gli ingredienti, sempre di ottima qualità, comprendono farina di riso, fagioli azuki, patate dolci sesamo e soia.


Il locale è molto minimalista, giocato sui toni del bianco latte e dell’azzurro-verde. All'impatto, secondo me, non è il massimo poiché l'ambiente è decisamente troppo freddo.

E’ possibile portare via i dolci come in una qualsiasi pasticceria o consumarli direttamente sul posto, magari accompagnati da tè caldo o caffè. Lo staff mi ha assicurato che molto presto sarà possibile ordinare anche tè matcha da cerimonia.

Nonostante tutte queste ottime premesse di qualità, a Milano non è presente il laboratorio di pasticceria: esso infatti è a Roma, da dove i dolci vengono spediti. Questo comporta ovviamente una minor qualità del prodotto, che risulta secco (molti dolci tendono a spaccarsi e sbriciolarsi dopo una sola forchettata) e spesso insapore. Di tutti i dolci provati purtroppo non c'è nemmeno uno che mi abbia colpito o piaciuto veramente.

L’augurio è quello di valutare l’apertura di un laboratorio anche a Milano per assicurare una maggiore freschezza del prodotto, dal momento che è già bellissimo così come si presenta.


© Cookingwiththehamster




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