John Galliano, nato Juan Carlos Antonio Galliano Gullén, è nato a Gibilterra il 3 novembre 1960. E' uno stilista inglese di cittadinanza spagnola.
Figlio di un idraulico, nel 1983 si è laureato in design della moda al Central Saint Martins College of Art and Design con una collezione ispirata alla Rivoluzione francese, Les Incroyables. E' stato nominato Stilista dell'Anno nel 1987, 1994 e 1995; nel 1997 ha condiviso il premio con Alexander McQueen, suo successore da Givenchy.
La sua prima sfilata per Dior ha coinciso con l'anniversario della maison, il 20 gennaio 1997. Citato e celebrato per il suo immenso amore per il teatro, è considerato uno dei più grandi stilisti di tutti i tempi.
L'opera di Galliano è immensa ed estremamente complessa. In questo articolo sono analizzati i riferimenti artistici e culturali di Dior by Galliano in riferimento a Cina e Giappone.
Il tema dell'Oriente non è stato introdotto in toto nello stile del brand da Galliano, bensì monsieur Dior stesso lo aveva inserito nella sua collezione fall-winter 1948 con il "Shanghai blue dress". Sebbene non si fosse mai recato in vita, egli usò moltissimi riferimenti cinesi durante gli anni '50 in molte collezioni, come la grafia, il qipao e il blu della dinastia Tang.
Ma Galliano è stato senza dubbio il maggiore citazionista in merito alla cultura cinese e nipponica presso Dior.
La fall/winter 1997 è ispirata a Jayne Mansfield durante un viaggio nell'esotico Oriente. La meta è Shanghai, con i suoi colori e gli abiti tradizionali (come il qipao) rivisitati in chiave lasciva.
Il parasole cinese è ripreso direttamente dalla prima campaign di Galliano per Dior (del 1997), il quale design è ispirato all'attrice Maggie Cheung - diventata poi celebre per il ruolo di protagonista ne In the mood for love (2000).
Un altro riferimento hollywoodiano è quello all'attrice degli anni '20 e '30, Anna May Wong.
La RTW 1999 mette in campo dei design di chiara estrazione militaresca, come dimostrano gli outfit dal sapore maoista, ma anche i classici rosso e oro, colori tradizionali e intramontabili.
La spring/summer couture 2003 impone un maggiore citazionismo. Indicata anche come "Asia Major", questa collezione richiama un viaggio all'Opera di Pechino.
Dopo un viaggio di tre settimane in Cina e in Giappone, Galliano ha messo in scena uno spettacolo di teatralità gigantesca: l'antico e il moderno sono mescolati in volumi ampissimi; lo stesso stilista ha usato il termine "hard-core romance" per descrivere la nuova passione iperbolica per i volumi esagerati e la celebrazione del colore. Ballerini cinesi e artisti circensi, abiti cinesi e kimono rivisitati diventano tra gli abiti più grandi mai creati.
Non è da meno il prêt-à-porter 2003, dove in passerella ha sfilato "una storia d'amore hard-core! Robot sessuali!", in accordo al commento dello stesso Galliano.
Modelle come regine del teatro Kabuki feticizzato, richiami agli abiti asiatici del XVIII secolo resi maggiormente indossabili rispetto alla collezione precedenti, ridimensionati rispetto agli iperbolici volumi e tagli 3D a forma di scatola.
Il "giapponismo" è un termine usato in storia dell'arte in riferimento all'influenza giapponese sull'arte e sulla cultura europea, soprattutto in merito alla corrente dell'impressionismo alla fine del XIX secolo.
La spring-summer 2007 è intrinsecamente intrisa di giapponismo e, per realizzare la quale, Galliano si è recato in Giappone alla ricerca di ispirazioni.
La volontà di Galliano di raccontare una storia giapponese attraverso gli occhi occidentali è la stessa che ha posto le basi de Madama Butterfly, principio di questa collezione.
Il 17 febbraio 1904 Giacomo Puccini ha presentato al Teatro alla Scala di Milano proprio quest'opera, considerata ancora oggi una delle maggiori di tutti i tempi.
Basata sul racconto di John Luther Long, la tragedia narra di Benjamin Franklin Pinkerton, ufficiale della marina USA di stanza in Giappone, il quale sposa la ex geisha Cio-Cio San. Poco dopo il matrimonio, egli l'abbandona per poi tornare dopo tre anni con una moglie americana. Quando Cio-Cio San scopre che egli vuole portare negli USA il figlio avuto insieme, si suicida.
John Galliano abbandona la sfacciataggine, le pose da drag queen e i multisfaccettati ed esasperati riferimenti per un "ritorno alla forma". Riprende il tailleur Bar realizzato nel 1947 da Pierre Cardin (all'epoca primo sarto da Dior) e lo incrocia con il kimono: si tratta del Japanese New Look.
Le silhoutte sono allungate, gli abiti sono realizzati con metri e metri di tessuto. Le giacche riprendono il motivo delle corazze dei samurai e gli abiti richiamano le costosissime lacche.
Tra i maggiori motivi nipponici spiccano gli onnipresenti origami
l'ikebana
le lanterne in bilico, così come le acconciature da geisha e gli obi, la tipica cintura giapponese che serve a fasciare il kimono.
Il finale è coronato da una stupenda e gigantesca sposa gru origami.
Alcuni abiti richiamano l'opera pittorica del Sol Levante, come La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai. Qui il New Look è stato reinterpretato con una silhouette stile impero con maniche a campana e colletto drammatico.
I copricapi sono progettati da Stephen Jones.
Il make up è curato da Pat McGrath e ricorda sia il trucco delle geisha, sia le maschere del teatro No.
Alla fine della sfilata, Galliano si è presentato vestito come il commodoro Matthew C. Perry, firmatario del primo trattato commerciale tra Occidente e Giappone. Il Sol Levante si è così aperto al mondo: termina il periodo Edo e inizia il periodo Meiji, con quello che ne consegue.
Dal momento che questa collezione coincide con l'anniversario della maison, è stata inoltre realizzata un'edizione limitata (comprensiva di due modelli di borse e tre di scarpe in diversi colori) chiamata Dior Samurai.
Per ulteriore approfondimento sulla Cina e la sua evoluzione di estetica e moda leggere qui. Per un approfondimento invece sulla moda giapponese negli anni '00 leggere qui.